
Alberone di Cento (Fe) - Tutto il processo di lavorazione dei cotechini parte dall'accurata selezione della carne di maiale - 2014 Foto di Enrica Gilli

Alberone di Cento (Fe) - Una volta selezionata la carne, questa deve essere tagliata in pezzi più piccoli al fine di facilitare il lavoro della macinazione - 2014 Foto di Enrica Gilli

Alberone di Cento (Fe) - I cotechini all'alberonese appesi e pronti per la Sagra del Cotechini di Alberone - 2014 Foto di Enrica Gilli

Alberone di Cento (Fe) - Tutto il processo di lavorazione dei cotechini parte dall'accurata selezione della carne di maiale - 2014 Foto di Enrica Gilli
Chiacchierano, in dialetto, tranquillamente affaccendati. Ognuno intento al proprio lavoro: chi taglia la carne, chi prepara la macchina per la macinatura, chi pensa alle budella, chi pesa la cotica, chi dosa le spezie e prepara il vino. Si parla della partita e anche di politica ma a tener banco sono sempre le faccende di paese nella grande cucina della sala polivalente del circolo sportivo Alberonese dove un affiatato gruppo di norcini provetti si ritrova per la produzione del Cotechino.
E non è mica un cotechino qualunque! E’ un cotechino da record: vanta l’iscrizione nel guinnes dei primati: il 5 agosto 1999 è stato realizzato, cotto e servito al pubblico per la degustazione un cotechino del peso di 485 kg della lunghezza di 137,50 mt. Una bella soddisfazione!
“Ben alora se lì ag pinsè ueltar mi a mett su al ragù”; mentre gli altri impastano le carni macinate e si apprestano all’imbudellatura si diffonde il profumino di soffritto del ragù che Liviano cucina per tutti. Un occhio alla padella e un occhio alla pentola dove ha messo a lessare le code del maiale in un colorato brodo di verdure. Sempre attenti ad ogni operazione ma ormai pratici e abituati ad eseguire gesti consueti che si ripetono ad ogni produzione del cotechino: prima di ogni edizione della sagra, occasione che ha dato tanta notorietà a questo piccolo paese. Imbudellati, legati alle estremità e foracchiati, annodati due a due e appesi ad asciugare su un alto castello di pertiche ben distanziate.
Tutti gocciolanti, stesi ad asciugare per qualche giorno, a colpo d’occhio sono una vera architettura gastronomica, proprio un bello spettacolo! Ed è pronto anche il ragù mentre si riordina la cucina e con cura si ripuliscono e asciugano tutti i meccanismi della macchina tritacarne magistralmente immortalati quasi a natura morta dalla sensibilità della giovane Enrica Gilli.
Quanti bei cotechini!
Alba Balboni